
Abbiamo pianto il 2018 come “annus horribilis” per la sicurezza sul lavoro, visto il numero altissimo di morti registrato e le terribili statistiche correlate: un aumento del 10,1% rispetto all’anno precedente, con 1.133 decessi, circa 3 al giorno. Numeri davvero insostenibili. Il 2019 appena iniziato fa tremare e non sembra prospettarci uno scenario migliore, a giudicare dai rilievi del primo trimestre: i grafici degli infortuni (in foto) evidenziano una crescita costante di questo fenomeno negativo, addirittura in aumento rispetto a 12 mesi fa (del 4,3% 4.000 infortuni in più). Se il 2018 è stato pessimo, il 2019 rischia di essere assolutamente disastroso.
I dati di metà decennio, falsati dalla crisi economica, avevano fatto sperare in un’inversione di tendenza, viste le piccole percentuali di miglioramento segnalate, ma quelli attuali non lasciano scampo. I morti e gli infortuni sul lavoro sono inesorabilmente aumentati e aumenteranno: questa è la certezza che oggi dovrebbe smuovere coscienze, risorse e decisioni.
Nella Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro promossa dall’ILO e celebrata due giorni fa è emerso, profondo, il dolore collettivo per questa tragica situazione, ma si è percepita anche la consueta voglia di cambiamento, la voglia di “fare” per rimediare e soprattutto per prevenire. Quando le lacrime e i proclami diventeranno azioni efficaci?
Va giudicato come un buon punto di partenza, la diffusione della cultura della prevenzione attraverso campagne di comunicazione e sensibilizzazione. Una vera “cultura della sicurezza e della prevenzione” – tra gli scopi principali dell’HSE Symposium, evento annuale supportato da EBILAV – può fare tanto ed incidere sulla situazione attuale, insieme a politiche lavorative incentrate sul valore della sicurezza e della formazione in tal senso. Questa è una delle profonde convinzioni di EBILAV, consapevoli che dopo le lacrime e l’indignazione sia arrivato, una volta per tutte, il momento dei fatti. “Fatti” che siano vite salvate.
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